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Titolo: La favola della morale: riflessi di onesta sopravvivenza

Post: È una pratica comune quella di arrabbiarci, normale consuetudine frustrarci e disperarci quando le cose non vanno come vorremmo. Soffrire quando un lutto ci colpisce e grandi dolori ci affliggono.
Eppure, la vita è una grande maestra!
L’esperienza...
Ah, l'esperienza!
Cosa sarebbero le nostre piccole vite senza questa magnifica capacità che ci viene preziosamente donata?
Non è forse da tutto ciò che ci accade, che non rientra nei nostri piani, che possiamo trarre i più grandi insegnamenti? Sempre che essi si vogliano comprendere ed accettare come tali, si intende.

La moralità si ottiene mantenendo sani riferimenti: con l’impegno e l’educazione, con l’autodisciplina, la compassione ed un’approfondita conoscenza di sé.
Non quella superficiale. Ci si deve lavorare un po’.
Saper decodificare i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre sensazioni più profonde ci permette di aprire le porte ad un mondo apparentemente sconosciuto, ma che sta dentro di noi. Dentro ognuno di noi, in forme diverse. Potremmo permetterci di vivere con intensità e consapevolezza il nostro presente, senza lasciarcelo sfuggire.
Non è semplice. Bisogna volerlo. Bisogna crederci!
Come per uno sforzo prolungato, abituarsi nel mantenere comportamenti esteriori positivi, mentali, fino al coinvolgimento di sensazioni interiori profonde e trascendentali, possono diventare a livello cognitivo giuste soluzioni educative.
Il processo è lungo e graduale, dev’essere accompagnato da sane buone abitudini e talvolta da rituali: concentrazione e meditazione quando possibile, calma e rilassatezza quando necessario.
Riposare quanto basta per trarre maggior lucidità nei momenti fondamentali.

La ricerca della conoscenza è un ottimo mezzo per avvicinarsi a questi obiettivi, senza mai dimenticare che la stessa racchiude in sé molte zone d’ombra sulle quali mai potremo fare luce in questa esistenza.
Tutto questo serve per capire che nulla si ottiene senza una disciplina mentale. Nemmeno la stessa moralità.
Dobbiamo liberarci dei pesanti fardelli che convivono in noi stessi, per fare posto a ciò che abbiamo imparato a definire come “giusto”.
Coltivando naturali sentimenti di amore, affetto e compassione possiamo inevitabilmente spianarci la strada verso una consistente felicità, che non sia labile e superficiale, non costituita da beni materiali, ma radicata e profonda nel nostro animo.

È necessario allenare una mente elastica.
La vita è in continuo mutamento e le nostre esistenze ci mettono costantemente in condizione di confrontarci con nuove informazioni, nuove idee, opinioni e cambiamenti, talvolta repentini e violenti.

Dobbiamo comprendere che le nostre menti devono aprirsi alla vastità di cose che permettono alla nostra società di operare un costante processo evolutivo. Non significa ovviamente che dobbiamo accettare tutto e nemmeno essere rassegnati passivamente nel dover accogliere anche ciò che non riteniamo giusto e morale.
Saper essere flessibili mentalmente significa anche non rimanere nel proprio angolo, ma saper perspicacemente cogliere il vento che cambia, aiutandoci a comprenderlo meglio, a poterlo gestire e direzionare a nostro piacimento.
Non rimanere rigidi sulle proprie posizioni significa anche “non subire il colpo”. Restando comunque focalizzati sui nostri obiettivi potremmo lasciarci scivolare dove ci pare meglio, con approccio elastico e senza quella paura che potrebbe destabilizzarci interiormente, spingendoci verso brutte depressioni.

È opportuno crearsi delle linee guida affinchè, nell’espandere le nostre capacità di adeguamento non si finisca col perdersi e lasciar spazio all’incoerenza.
Dobbiamo sapere bene cosa vogliamo, aver ben chiaro quali sono i nostri principi, i nostri valori fondamentali e immutabili.
Saper mantenere l’equilibrio anche in situazioni difficili e contrastanti.

La base di partenza non può differire da elementari valori umani: rispettare profondamente la propria esistenza; riconoscere che la ricerca della felicità è un nostro normale obiettivo, purchè non diventi ossessione; riconoscere che viviamo in un mondo di persone come noi, che come noi, hanno le nostre stesse aspirazioni.

Bisogna saper comprendere le disgrazie che ci accadono, trovarne un senso, un significato. Esse arrivano per fortificarci. Ma se non le sappiamo metabolizzare e continuiamo a soffrire, queste non ci saranno di alcun aiuto. E non saremo pronti nemmeno per quelle che verranno.
Lottare irrobustisce!
Quando le cose non vanno bene dobbiamo avere pazienza. Sopportare con serenità situazioni dure e fastidiose. Prima o poi arriverà il momento buono e noi saremo pronti. La pazienza è la virtù dei forti. ...Si dice.
Ed è così.

Scegliere la via, significa anche alzarsi e coricarsi ad orari poco piacevoli, parlare con persone poco piacevoli e perdere del tempo che avremmo impiegato volentieri per ben più gradite distrazioni leggiere.

Quando stiamo bene, siamo sereni e non siamo vessati da particolari problemi, dobbiamo comunque continuare a riflettere sulle sofferenze del mondo e quelle di cui si fa carico l’umanità, per essere sempre pronti.

Disse lo psichiatra ebreo Victor Frankl: “L’uomo è pronto a caricarsi di qualsiasi sofferenza, purchè e finchè veda in essa un significato.„

È bene non farsi impressionare da quelle persone che esaltano se stessi e le loro presunte capacità. Essere orgogliosi o vanitosi non è oggetto di stima da parte di chi sta seguendo un percorso di crescita.
Piuttosto, potrebbe essere utile osservare negli altri le nostre stesse mancanze e i nostri stessi difetti, giacchè possiamo riconoscerci specularmente in ognuno di essi.

Ritenerci superiori, più intelligenti di altri, ci solleverebbe dal nostro livello di umiltà dal quale non ci possiamo separare se vogliamo crescere.
Rimanere al livello più basso significa poter mantenere l’attenzione su ciò che succede, sul nostro ego, sui nostri sogni, i nostri obiettivi, le nostre aspirazioni. In un formato intimo, più semplice e più sincero.

Non sottovalutare mai nessuno. Ognuno a modo suo ha qualcosa da insegnarti. Sempre.
Solo tenendo a bada il nostro ego possiamo avvalerci di questo potenziale. Solo così possiamo permetterci di comprendere i messaggi cifrati che ci arrivano da chi incrociamo sul nostro cammino.

A volte sentiamo di non riuscire ad esprimere il nostro potenziale, la nostra brillantezza sembra spegnersi, ci sentiamo scarichi e nulla sembra girare come dovrebbe.

Non dobbiamo considerarci infallibili. I nostri errori sono un campanello di allarme. Errare è l’unico modo per farci comprendere quando e quanto ci stiamo allontanando dalla nostra via, quella giusta per noi. Quella più onesta e sincera con ciò che siamo. La più coerente.
Serve a volte fermarsi, riposare, staccare la spina e non fare niente. Non significa sedere sul divano annoiati e senza stimoli.
Significa riportare il nostro ego al livello in cui siamo veramente e non a quello che vorremmo o che crediamo di essere.

Attraverso le cose semplici, il silenzio, il cammino, la riflessione, riportiamo il nostro spirito all’interno del nostro corpo. Esso ci sembrava essersi allontanato e perso. E ciò ci ha reso deboli.
Impariamo ad accettarci e a perdonare noi stessi e gli altri. Allontaniamo i sensi di colpa ed accogliamo serenamente i cambiamenti.
Crediamo in ciò sentiamo giusto e potremo credere in noi stessi.
Colui che non sa voltare pagina rimane ancorato ai propri dolori, ai propri fantasmi.
Fermiamoci ogni tanto a riflettere. Delusioni, rancori, frustrazioni sono sensazioni che proviamo spesso nelle nostre vite sociali.
Cerchiamo di allontanarcene.
Facciamoci piuttosto avvolgere dai paesaggi naturali, dai boschi, dai suoni della creazione, dai mari e dalle montagne.
Questo sciogliere le tensioni porterebbe enormi benefici su di noi, per ripristinare il legame profondo con il nostro essere. Per lasciar andare inutili zavorre.

Ci sono momenti difficili in cui è necessario prendersi del tempo per comprendere avvenimenti che ci hanno coinvolto e sconvolto. Situazioni che a volte non possono essere egoisticamente controllate da noi, che vanno accettate in quanto tali e che rispecchiano la volontà di Dio, di un grande disegno per noi inarrivabile.
Dobbiamo essere liberi di agire con la nostra testa ma non di farlo senza che vi sia l’impegno. Anche quando non facciamo nulla, quel nulla deve avere un senso.

Evitiamo di dividerci in due: dall’essere compiacenti con gli altri e il fare ciò che sentiamo nostro, dentro di noi. Prima o poi dobbiamo imparare a mantenere una forma sola: la nostra. Essere noi stessi, senza perdere di vista gli altri.
Perchè essere noi stessi non significa ignorare gli altri, né le loro necessità.
A volte, se provano a condizionarci, perchè siamo troppo accomodanti o abbiamo paura di andare contro corrente dobbiamo saper rispondere con un no. Non aver timore.
Perchè non farlo, comporterebbe un rischio soprattutto per noi stessi, che sentiremo poco a poco privarci sempre più delle nostre energie, delle nostre motivazioni, delle nostre soddisfazioni.
Molte delle nostre energie infatti: la forza di rialzarci sempre quando siamo in difficoltà, la forza per sostenere ed aiutare chi ci sta vicino, non arrivano dal nulla.
Si certo, dal carattere, ma soprattutto dal nostro stato d’animo interiore. Da quanto ci sentiamo realizzati e coinvolti nei nostri progetti di vita.
Dobbiamo però saperle gestire. Dobbiamo aver chiaro in mente che non sempre va tutto liscio come da progetto. Che non sarà mai tutto facile e scontato. Questo dev’essere chiaro.
Dopotutto la difficoltà nel realizzare i propri sognii è una metafora della vita: solo con il duro lavoro, l’impegno e la costanza si raggiungono gli obiettivi. Diffidare da ciò che si ottiene facilmente o con la sola fortuna.

Quando cadiamo dobbiamo rialzarci subito, prenderci il tempo minimo necessario e poi tornare subito ad affrontare le difficoltà della vita.
Se lasciamo passare troppo tempo corriamo il rischio di rimanere intrappolati in una spirale negativa, dominata dai cattivi pensieri e dalla paura di fallire nuovamente.

Il dolore valorizza la guarigione. La resilienza valorizza il carattere.

Ci sono momenti in cui serve saper agire, altri essere pazienti e saper aspettare.
A volte invece dobbiamo riconoscere fatti che sono superiori, umanamente incomprensibili. Il Divino ha deciso per noi e dobbiamo quindi saperlo accettare.

Dobbiamo imparare a distinguere le persone che ci vogliono bene, quelle che ci vogliono dare dei buoni consigli, utili e costruttivi da quelle meschine, che si spacciano per amici ma hanno intenzione di destabilizzarci perchè sono insoddisfatti o covano invidia.
Facendo leva sulle nostre debolezze cercano di dissuaderci e renderci insicuri verso le nostre convinzioni.
Hanno lo scopo di farci soffrire, di farci vacillare, di vederci fallire e non realizzare i nostri sogni, i nostri obiettivi.

Se non sentiamo il dovere, il bisogno di crescere con le nostre attività, allora dobbiamo porci delle domande, chiederci se non siano da rivedere le nostre priorità e considerare la possibilità di lavorare su di sè.
Quando non siamo produttivi per noi stessi cerchiamo almeno d’esserlo nei confronti di chi ne ha più bisogno.

Cerchiamo di parlare poco dei nostri sogni, dei nostri progetti. Nel parlarne talvolta si spegne un po’ di quella magia che sta racchiusa nel segreto, sprecando le energie di cui ha bisogno il sogno stesso per esprimersi con i fatti.
Riconosciamo il potere della parola, ma se avremo quindi parlato, cercheremo di onorare le nostre promesse con impegno e serietà.

Prestiamo molta attenzione ai nostri pensieri. Scindiamo la volontà reale che ci appartiene dai pensieri tossici, quelli che si impadroniscono del nostro istinto, che cerca nella vendetta, nell’invidia e nell’augurare il male altrui una scorciatoia per riconquistare un’effimera gioia.
Le nostre conquiste devono essere al servizio anche di altri, rischiamo altrimenti di rimanere soffocati nel nostro egoismo, nella nostra individualità che senza la condivisione assume i connotati della tristezza e della solitudine.

Non facciamoci trasportare dall’impeto, di rispondere ad una provocazione con la violenza o l’aggressività. Questa non può condurre da nessuna parte. Possiamo pensare di vincere uno scontro, ma non la battaglia. Alla fine la daremo vinta a lui perchè sa fare il suo mestiere.
Piuttosto è bene conoscere le conseguenze di ogni nostra reazione scomposta.
Capire il peso e la gravità di un nostro gesto inconsulto con il quale siamo in grado di innescare ripercussioni a cascata su di altre persone vicine a chi ha subito il nostro attacco.
Una spirale di dolore e sofferenza alla quale viene sottoposto chi si relaziona a persone cresciute in ambienti difficili o abituate a convivere con la violenza.

È come la spazzatura gettata dall’auto in corsa che va ad intaccare l’ambiente stesso in cui viviamo.

È comunque sempre valido considerare che, ad ogni gesto, buono o brutto che sia, corrisponda un importante valore di incidenza associato che determina su larga scala un conseguente effetto boomerang sulle nostre vite.

Il bene o il male che facciamo in un modo o nell'altro torna sempre a noi.
Un po' come il Karma.

Ma questa, è un'altra storia...

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Pubblicato il 06/12/2020 alle 21:20:21 da IoNoI



Titolo: La giostra di Terzani

Post: Quanta esperienza e quanta saggezza. Quanta poesia e quanta bellezza impressa nello splendido libro del grande Tiziano Terzani, «Un altro giro in giostra» (Longanesi).

Una perla…

Con questo testamento spirituale egli mise nero su bianco riflessioni di grande spessore. Regalò al lettore storie intrise di profondità ed acuta visione del futuro.
Un uomo vicino alla fine dei suoi giorni, che visse il suo tramonto esistenziale in un continuo divenire, alla ricerca del senso più profondo della vita e di una risposta all’eterna domanda che ognuno di noi si è posto almeno una volta nella vita: «io chi sono?».

Questo è un libro importante, dal quale attingere e trarre spunti di riflessione sulle nostre vite e il nostro tempo.

Vogliamo omaggiare il grande scrittore toscano ricordandolo attraverso solo alcuni dei bellissimi passi raccolti nella sua opera più matura e personale, già citata in precedenza.

Buona lettura!

“...l’ascesa dei Sufi accompagnata dal ruotare per ore, un rito mistico che simboleggia la vita. Ruotare come l’esistenza: nell’atomo ruotano elettroni e i neutroni, nel cosmo ruotano gli astri, i pianeti, i satelliti, le stelle. Il nostro è un ciclo, che come un cerchio inizia con la nascita dalla terra e si conclude tornando come polvere alla terra.„

“...se la scienza non fosse in fondo cieca, come lo sono in una vecchia storia indiana i cinque protagonisti ciechi a cui viene chiesto di descrivere un elefante. Il primo cieco si avvicina all’animale e gli tocca le gambe: «L’elefante è come un tempio e queste sono le colonne», dice. Il secondo tocca la proboscide e dice che l’elefante è come un serpente. Il terzo cieco tocca la pancia del pachiderma e sostiene che l’elefante è come una montagna. Il quarto tocca un orecchio e dice che l’elefante è come un ventaglio. L’ultimo cieco, annaspando, prende in mano la coda e dice: «L’elefante è come una frusta!»

Ogni definizione ha qualcosa di giusto, ma l’elefante non viene mai fuori per quel che è davvero.

Questo è il problema della scienza: è esatta, è precisa, è libera, ed è anche pronta a ricredersi sostituendo una teoria con un’altra, una vecchia verità con una nuova; ma resta, proprio perché scienza, irrimediabilmente limitata nella sua comprensione della realtà.
Guardare la realtà solo attraverso la lente della scienza è fare come l’ubriaco di Mullah Nasruddin, il mistico, mitico protagonista di tante belle, ironiche storie, originariamente mediorientali, ma ormai entrate a far parte della cultura popolare asiatica. L’uomo, dopo aver passato la serata a bere con gli amici, si accorge rientrando di aver perso la chiave di casa e si mette a cercarla nel fascio di luce dell’unico lampione lungo la strada. «Perché proprio lì?» gli chiede un passante. «Perché è l’unico posto in cui riesco a vedere qualcosa», risponde l’ubriaco.
Gli scienziati si comportano allo stesso modo. Il mondo che con i loro strumenti ci descrivono non è il mondo, è una sua parzialissima rappresentazione, un’astrazione che in verità non esiste. Come non esistono i numeri: utilissimi alla scienza, ma nella natura i numeri non ci sono.
Il mondo in cui uno si alza al mattino è fatto di montagne, di onde che sbattono spumeggiando contro le scogliere, di prati dove l’erba è verde, di uccelli coi loro gridi, di animali coi loro richiami e tanti, tanti uomini con le loro vite. E che fanno i poveri scienziati dinanzi a tutto questo? Misurano, soppesano, scoprono delle leggi, analizzano i vari aspetti delle varie manifestazioni del mondo, e di ognuna spiegano tutto, senza però alla fine spiegare nulla. E comunque prendere in considerazione solo ciò che è ovvio, semplice, ciò che viene percepito dai sensi, senza potersi occupare delle emozioni, dei sentimenti, di ciò che impercettibilmente cambia la vita di ciascuno di noi, come l’amore, o cambia il mondo di tutti, come l’ingordigia.„

“La meditazione, tanta gente dice di praticarla. la parrucchiera, il guidatore dell’autobus, le segretarie d’azienda, gli impiegati di banca, le donne di mezz’età, i giovani che lavorano in borsa che così la loro mente, sperano, sia più capace di concentrazione e di successo. Tutto a causa di un mostruoso e scoraggiante processo di modernizzazione nel quale ogni scoperta diventi oggetto di moda e ogni piccolo segreto sia un prodotto da mettere in vendita nei supermercati.„

“...eliminando la sofferenza al suo insorgere, l’uomo moderno non si nega la possibilità di prendere coscienza del dolore e della straordinaria bellezza del suo contrario: il non dolore.
perchè in tutte le tradizioni religiose il dolore è visto come una cosa naturale, come una parte della vita? Che abbiamo dimenticato?
Siamo condizionati a pensare che il bene deve eliminare il male, che nel mondo deve regnare il positivo e che l’esistenza non è l’armonia degli opposti.
In questa visione non c’è posto ne per la morte ne per il dolore. La morte la neghiamo non pensandoci, togliendola dalla nostra quotidianità, relegandola, anche fisicamente, la dove è meno visibile.
Il dolore abbiamo pure pensato a sconfiggerlo. Abbiamo trovato i rimedi per ogni male ed abbiamo eliminato dall’esperienza umana anche il più naturale, il più antico dei dolori: quello del parto, sul quale è fondato l’orgoglio della maternità e l’unicità di quel rapporto forse saldato proprio dalla sofferenza.
Dopo un’operazione, quando si riprende conoscenza, una delle prime constatazioni che si fanno, uno dei primi segni che ci fanno capire di essere ancora al mondo, è il dolore.
Si può davvero controllare il dolore con la mente? Se tutte le sensazioni che proviamo sono legate alla coscienza, basterebbe staccare la mente, la coscienza per non sentire più il dolore.„

“...a volte abbiamo l’impressione che la nostra vantata civiltà, tutta fondata sulla ragione, sulla scienza e sul dominio di ciò che ci circonda, ci abbia portati ad un vicolo cieco, ma tutto sommato pensiamo ancora che proprio la ragione e la scienza ci aiuteranno ad uscirne.
Così continuiamo imperterriti a tagliare foreste, ad inquinare fiumi, seccare laghi, spopolare oceani, allevare e massacrare ogni sorta di animali perchè questo - ci dicono gli scienziati economisti - produce benessere.
E col miraggio che più benessere vuol dire più felicità, investiamo tutte le nostre energie nel consumare, come se la vita fosse un eterno banchetto romano in cui si mangia e si vomita per poter rimangiare.
È questo sentirci liberi , disgiunti dal resto del mondo, a causarci un gran senso di solitudine e di tristezza. Non riusciamo a sentire la grandezza di ciò che ci sta attorno e di cui siamo parte.„

“...La depressione è una malattia soprattutto occidentale. Gli occidentali sono troppo attaccati alle cose. Siamo fissati sulle cose. Uno perde, ad esempio, la sua penna e da allora non fa altro che pensare alla penna persa, senza capire che la penna persa non ha alcun valore.„

“Dal punto di vista del buddhismo il male, tutti i mali, quelli psichici e quelli fisici, hanno un’unica radice: l’ignoranza.
L’ignoranza dell’Io causa la sofferenza che affligge l’uomo dalla nascita alla morte; la stessa ignoranza causa «i tre grandi veleni della mente» - il desiderio, la rabbia, l’ottusità - che scatenano le malattie nel corpo.„

“...L’economia si sta mangiando la nostra civiltà creando attorno a noi un deserto dal quale nessuno sa come uscire. Meno di tutti gli economisti.
...Per l’economia è una buona notizia che la gente compri di più, costruisca di più, consumi di più. Ma l’idea degli economisti che solo consumando si progredisce è pura follia. È così che si distrugge il mondo, perchè alla fine dei conti consumare vuol dire consumare le risorse della Terra. Utilizziamo risorse notevolmente superiori a quanto essa produce.„

“...Col nostro tipo di vita non facciamo la minima attenzione al modo in cui respiriamo - non ci rendiamo neppure conto di respirare! - ed è logico che prima o dopo ne paghiamo il prezzo.
...diceva, un medico tedesco, Otto Warburg, premio Nobel per aver scoperto che in tutte le forme di cancro le cellule ammalate erano al tempo stesso affette da una grave mancanza di ossigeno, mentre le cellule sufficientemente ossigenate non venivano attaccate dalla malattia.„

“...L’uomo deve sviluppare una nuova conoscenza di sé, del suo essere al mondo, dei suoi rapporti con gli altri uomini e con gli altri esseri viventi. Questa nuova coscienza deve ritrovare una componente spirituale con cui bilanciare l’ossessivo materialismo del nostro tempo. Solo allora sarà possibile sperare in una civiltà globale nuova e sostenibile. Quella attuale è ormai una civiltà in fase di imbarbarimento, una civiltà che ci ha condotti in un vicolo cieco. Dobbiamo uscirne.„

“...Certo, c’è una contraddizione di fondo tra la cultura indiana in cui lo yoga è nato qualche millennio fa e la nostra moderna società in cui lo yoga è stato appena trapiantato. La prima aveva come massima aspirazione il controllo di ciò che è più immateriale nell’uomo: la mente. A noi invece interessa proprio il contrario: il controllo della materia attraverso la scienza e la tecnologia. Lo yoga, che letteralmente significa «unione», era inteso a liberare l’uomo dall’illusione di essere di essere un’esistenza individuale, separata dal resto dell’universo, per unirlo appunto con dio.
Ma come può questo fine essere perseguito in seno a una società come la nostra, completamente dominata invece dal principio dell’individualità e della separazione? Forse il solo provarci crea conflitti, schizofrenie e quella tristezza che si sente attorno...„

“...Ogni giorno ci sono nuove storie di massacri, ingiustizie, torture, ma ci si fa appena caso. Siamo sopraffatti. Pensiamo di non poterci fare nulla e così tutti diventiamo sempre più complici del più semplice dei crimini: l’indifferenza.
Nessuno ha più risposte che contano, perchè nessuno pone più le domande giuste.
...La scienza è arrivata a clonare la vita, ma non a dirci che cos’è la vita. La medicina è riuscita a rimandare la morte, ma non a dirci che cosa succede dopo la morte. O sappiamo forse davvero che cosa permette ai nostri occhi di vedere e alla nostra mente di pensare?.„

“...L’uomo si guarda attorno, vede il mondo e fa alcune considerazioni. La prima è che tutto ciò che vede è fuori da lui. Il mondo gli appare distinto da sé, come qualcosa da cui si sente separato. Siccome tutto ciò che vede è infinitamente più più grande di lui, l’uomo si sente misero, isolato, vulnerabile come una piccola onda che, intimorita dalla vastità dell’oceano, sogna solo di essere un’onda più grossa, più possente, per non venire schiacciata dalle altre onde. In questa percezione di due entità distinte - colui che vede e ciò che viene visto, colui che conosce e ciò che viene conosciuto - è radicata la perpetua insoddisfazione dell’uomo. E la sua tristezza.
La seconda considerazione che l’uomo fa è che il mondo esiste già quando lui lo vede...
L’uomo si mette allora in cerca di un creatore, in cerca di un dio, anche quello necessariamente fuori da sé, capace d’aver fatto l’intero universo, compreso l’uomo stesso.

Nelle religioni, l’uomo finisce sempre per restare con una limitata visione di sé, appunto perchè tutto ciò che l’Io percepisce è fuori dall’Io, e perchè l’uomo prende per realtà indiscutibile quella distinzione fra sé e ciò che percepisce e conosce. Esattamente come fa l’onda, che vede l’oceano come una cosa diversa da sé. Eppure appena l’onda si rende conto che è fatta d’acqua, che le altre onde sono fatte d’acqua e che l’oceano intero è solo acqua, il suo senso di inadeguatezza, di separazione svanisce.
...Non appena l’uomo scopre che lui stesso è totalità, che non c’è dualità - fra creatore e creato, fra chi vede e ciò che è visto, fra se stesso e dio -, l’uomo si accorge che ciò che gli appare come una esistenza separata, in realtà non è tale, perchè niente esiste indipendentemente dalla totalità.
...L’onda non ha bisogno di diventare oceano, deve solo rendersi conto di essere l’oceano. Si è quello che si è. Non c’è da cambiare, c’è semplicemente da capire chi si è.„

“...Nella spinta laica e iconoclasta verso un’idea tutta materiale di libertà individuale, abbiamo combattuto una lunga tradizione, abbiamo ridicolizzato ogni credo, eliminato ogni rituale, togliendo con questo mistero, cioè la poesia, dalla nostra esistenza.
Si nasce, si vive e si muore ormai senza che una cerimonia, senza che un rito marchi più le tappe del nostro essere al mondo.
L’arrivo di un figlio non comporta più alcun atto di riflessione, solo la denuncia all’anagrafe. Le giovani coppie ormai convivono, non si sposano più e il solo rito a cui partecipano è il trasloco... Mancando il contatto simbolico con il sacro, manca l’impegno. La morte stessa è vissuta ormai senza la consapevolezza e le consolazioni del rito.
...In India un contadino non esce di casa al mattino senza piegarsi a toccare la soglia della porta, una donna non comincia la sua giornata senza offrire al sole qualche goccia d’acqua.
Per un indiano tutta la vita è un rito. Il primo viene celebrato ancor prima che lui venga concepito. Gli altri, a ogni «passaggio». C’è un rito per quando smette di poppare, uno per quando viene portato fuori di notte a vedere per la prima volta le stelle, uno per il primo taglio di capelli, uno per quando diventa brahmacharya... E avanti così fino alla morte, quando il suo cadavere viene dato alle fiamme sulla pira accesa dal primo figlio maschio con lo stesso fuoco con cui il defunto è stato iniziato ai Veda, e con cui è stata fatta la puja del suo matrimonio...„

“...Avere da mangiare in tavola è diventata una cosa ovvia, almeno in Occidente. Non è una sorpresa di cui ringraziare qualcuno. E così si mangia, si mangia, ci si rimpinza come degli automi, magari guardando la televisione o leggendo il giornale appoggiato al bicchiere.„

“Gandhi era convinto che «piccolo è bello» e l’economista Fritz Shumacher, suo grande ammiratore, sviluppò quell’idea in una teoria economica. ...Egli sosteneva la necessità di proteggere le piccole imprese locali contro le grandi aziende e le multinazionali che altrimenti se le sarebbero mangiate come i pescecani mangiano i pesciolini. Shumacher diceva, come Gandhi, che l’economia si deve fondare «su ciò che conta per l’uomo» e non sul principio amorale del profitto.„

“...disse il medico ayurvedico Mahadevan. ...le emorroidi per noi sono una grande malattia. Sono un segno importante di qualcosa di molto grave nella parte inferiore dell’addome.
...Secondo lui l’evidente aumento del cancro nelle popolazioni dei paesi industrializzati era dovuto a quello che chiamava «l’uso perverso» del proprio tempo, della propria intelligenza e del diventare sempre più schiavi degli oggetti percepiti dai sensi.
«Più la gente si allontana dalla natura, più si ammala. Oggigiorno l’uomo è sempre più egoista, pensa solo a divertirsi, a godere, a indulgere nel mangiare e bere. Molte malattie sono causate dal mangiare eccessivo che consuma troppo agni. Mangiare poco non causa alcuna malattia. Le vecchie regole del comportamento sociale e personale vengono seguite di meno in meno...»
Secondo Mahadevan, col giusto modo di mangiare, lo stomaco deve riempirsi solo per metà di cibi solidi, per un quarto di liquidi e per un quarto d’aria. Mentre si mangia bisognerebbe bere, ma assolutamente non parlare, appunto per non aumentare la quantità d’aria che ingeriamo.
...la durata della vita umana si riduce o anche si dimezza se il corpo è sottoposto a troppi sforzi, se la dieta non gli è congeniale, i pasti sono irregolari, se non si tiene nelle posizioni giuste, se indulge troppo nel sesso, se non sopprime i desideri che possono essere soppressi e se sta in compagnia di persone ignobili. ...è da questi comportamenti contrari alla morale della vita che nasce la malattia.„

“...Il vecchio indiano disse: la vera conoscenza non viene dai libri, neppure da quelli sacri, ma dall’esperienza. Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l’intuizione, non attraverso l’intelletto. L’intelletto è limitato.
...Vedanta, buddhismo, induismo, jainismo: l’uno non esclude l’altro. Questa è l’India; una civiltà fatta di varie religioni, tutte però fondate su alcune idee di fondo che nessuno, da Buddha in poi, ha mai messo in discussione.
«Questo non è il solo mondo», disse, indicando con un ampio gesto del braccio l’intero orizzonte.
«Questo non è il solo tempo», e puntò il dito contro l’orologio.
«Questa non è la sola vita», e indicò se stesso.
«E questa non è la sola coscienza». Toccandosi il petto concluse: «Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte».

«...Per questo viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé».„

“...Meraviglioso il silenzio! Eppure noi moderni, forse perchè lo identifichiamo con la morte, lo evitiamo, ne abbiamo quasi paura. Abbiamo perso l’abitudine a stare zitti, a stare soli. Se abbiamo un problema, se ci sentiamo prendere dallo sgomento, preferiamo correre a frastornarci con qualche rumore, a mischiarci a una folla anzichè metterci da una parte, in silenzio, a riflettere. Uno sbaglio, perchè il silenzio è l’esperienza originaria dell’uomo. Senza silenzio non c’è parola. Non c’è musica. Senza silenzio non si sente. Solo nel silenzio è possibile tornare in sintonia con noi stessi, ritrovare il legame tra il nostro corpo e tutto-quel-che-ci-sta-dietro.
...Senza distrazioni, senza stimoli esterni, la mente era libera di seguire i suoi fili, di uscire dai suoi limiti e alla fine di calmarsi. Una mente silenziosa non vuol dire una mente senza pensieri. Vuol dire che i pensieri avvengono in quella quiete e possono essere meglio osservati. Possono essere pensati meglio.
Mai come oggi il mondo avrebbe bisogno di maestri del silenzio e mai come oggi ce ne sono così pochi.„

“...Non occorre andare a cercare lo straordinario quando l’ordinario, se osservato davvero, ha in sé tanto di sorprendente. Di Divino.„

“...Avevo rafforzato l’idea che la soluzione ai problemi umani non può venire dalla ragione, perchè proprio la ragione è all’origine di gran parte di quei problemi.
La ragione, che pur ci è stata di grande aiuto e ha contribuito al nostro benessere, soprattutto quello materiale, ci ha ora messo in catene. Dopo aver negato qualsiasi ruolo alle nostre emozioni e all’intuito, dopo aver fatto dei sogni una lingua morta, la ragione ci impone ora di pensare e parlare esclusivamente a suo modo.
La ragione ha tagliato via dalle nostre vite il mistero, ci ha fatto dimenticare le favole, ha reso superflue le fate e le streghe che invece servivano tanto a completare il nostro altrimenti arido panorama esistenziale.„

“...La soluzione è dentro di noi, si tratta di conquistarla facendo ordine, buttando via tutto ciò che è inutile e arrivare al nocciolo di chi siamo.
Bisogna resistere alle tentazioni del benessere, alla felicità impacchettata; bisogna rinunciare a volere solo ciò che ci fa piacere. Bisogna non abbandonare la ragione per darsi alla follia, ma bisogna capire che la ragione ha i suoi limiti, che la scienza salva, ma che anche uccide e che l’uomo non farà alcun vero progresso finchè non avrà rinunciato alla violenza. Non a parole, nelle costituzioni e nelle leggi che poi ignora, ma nel profondo del suo cuore.„


Tiziano Terzani, da Un altro giro in giostra (Longanesi 2004).

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Pubblicato il 05/11/2020 alle 14:38:04 da IoNoI



Titolo: Rimosso il mitico "Magic bus"

Post: Non poteva che finire così...

Simbolo moderno di una generazione che ha fatto della ribellione al sistema uno stile di vita, il mitico Magic Bus è stato rimosso dal luogo in cui giaceva abbandonato da ormai alcuni decenni.

La decisione è stata inevitabile per le autorità che hanno ritenuto “pericoloso” questo simbolo, causa di numerosi interventi di soccorso richiesti nel corso di anni per recuperare appassionati escursionisti a caccia di emozioni.

Moltissimi, talvolta sprovveduti e disinformati, si avventuravano in questi luoghi impervi e selvaggi finendo nei guai (alcuni anche in modo tragico) per raggiungere il famoso pulmino scassato.

Veicolo che fu dimora di fortuna del giovane Chris McCandless, che nel lontano 1992 vi trascorse anche gli ultimi giorni della sua vita.

In fuga da una quotidianità soffocante e da un destino di cui non condivideva le aspirazioni conformiste, viaggiò per circa 2 anni per gli Usa con lo scopo di raggiungere la pace dei sensi per lui rappresentata dall’Alaska.

Fu proprio qui, che per una combinazione di casi, trovò la tanto cercata libertà. Una condizione precaria, che purtroppo, per i suoi fragili equilibri, celava le insidie che gli furono tristemente fatali.

Non rimane che ricordare e rievocare il mito delle sue imprese attraverso il film culto “Into the wild” diretto magistralmente da Sean Penn e lo stesso libro “Nelle terre estreme” scritto da Jon Krakauer, con le memorie di viaggio del ragazzo al quale si è ispirato il famoso regista per il suo film.



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Pubblicato il 19/06/2020 alle 18:31:06 da IoNoI



Titolo: Medicina occulta-ta e medicina alter-nativa

Post: - !ATTENZIONE! -
∼ I contenuti trattati in questo articolo non sono prodotti da fonti ufficiali ma da elaborate considerazioni personali dell’autore ∼

Chi si avventura nella conoscenza, la scoperta e la pratica della medicina, anche solamente in modo informale, scopre un vasto e complesso mondo, fatto di studi, applicazioni, antiche pratiche, nuove pratiche, metodologie, scienza, fisica, chimica, saggezza, osservazione, suddiviso in branche ufficiali, non ufficiali, sperimentali ed illegali.

Mondi paralleli, uniti dallo stesso comune obiettivo ma che spesso faticano a dialogare tra di loro, a riconoscere l’operato dell’altro e collaborare per convergere tutte le forze nella risoluzione di molti malanni che affliggono gli uomini, le donne, i giovani e gli anziani.

In occidente, la cultura di produrre e consumare smoderatamente alimenti è tradizionalmente assecondata dalle politiche economico-consumistiche dei paesi. Ma, di educare, mettere in guardia e rendere coscienziosamente consapevoli fin dal principio sulla condotta pericolosa delle proprie azioni, sulla cura della mente-spirito, l’armonia psico-fisica ed alimentare del corpo, non è ancora ritenuto abbastanza importante, probabilmente, per chi se ne dovrebbe occupare investendo in questo campo.

Solo di recente, l’avvento di internet e della globalizzazione ha reso possibile l’approccio a qualsiasi metodo-disciplina di nuova concezione, fatto riscoprire antiche tradizioni che si stavano perdendo e che ora si stanno diffondendo a macchia d’olio.

Che differenza c’è tra la “nostra” medicina (classica) e quella alternativa (olistica o sperimentale)?
Beh, sostanziale direi.

La medicina classica occidentale è un complesso di studi organizzati e discipline legalmente riconosciute, finalizzate alla cura-terapia-prevenzione dei pazienti e la cui efficacia nell’applicazione è comprovata scientificamente.

La stessa è nata ed evoluta nei secoli, studiando, analizzando e dissezionando cadaveri, cercando risposte dalla morte per capire la vita.

Ma la medicina, essendo un ramo della scienza, non ha mai potuto o voluto riconoscere che nell’ammasso di carne ed ossa evoluto, che prende vita chissà come e si muove grazie a qualche incredibile combinazione di fattori fisico-chimici, si possa nascondere in natura l’immensamente grande e misterioso segreto che meriterebbe d’essere approfondito sensibilmente, con un metodo sostanzialmente più religioso.

La medicina occidentale è specializzata nella cura di pazienti quando questi si ammalano.
Le cure sono un business che movimenta montagne di soldi e purtroppo, molto spesso per chi le esercita, rappresenta solo questo.
Ma per quanto riguarda la prevenzione e la diagnosi precoce c’è ancora molta strada da fare.
Un po’ perchè, forse, non c’è abbastanza interesse a farne e propagandarne, un po’ perchè le stesse persone interessate, per ignoranza e superficialità non se ne vogliono curare, quindi si ammalano.
Un po’ perchè è un settore ostico per gli stessi addetti ai lavori.

Perchè...

Perchè, per fare prevenzione correttamente sarebbe necessario comprendere perfettamente il mistero della vita stessa.

Troppi fattori... Troppi! Moltissimi di questi ancora inevitabilmente sconosciuti, agiscono silenziosamente, impalpapibili, sui campi frequenziali, a livello microcosmico, sui sistemi energetici, sulla micro-materia intelligente, sulle nostre emozioni, sulle costellazioni familiari, sulla volontà e l’inconscio del soggetto e poi chissà cos’altro ancora, disorientando le persone che cercano una cura ai loro problemi e un’alternativa alla medicina classica che non ha saputo rispondere alle loro necessità.

Dovrebbe, quest’ultima, provare inoltre ad interfacciarsi con vari esperti e maestri portatori di conoscenza, eredi di antica saggezza, di rimedi millenari, che hanno praticato “scienze occulte”, “pranoterapia”, “omeopatia”, “cure olistiche o complementari”, “agopuntura”, “yoga”, “medicina manipolativa” ecc ecc di qualsiasi tipo, di terapia o prevenzione non generalizzata che non sia stata scientificamente provata o riconosciuta con le conoscenze di medicina convenzionale allopatica.

Se fossero resi ufficialmente noti tutti i motivi che fanno insorgere le malattie nell’uomo, forse sarebbe interessante istruire gli stessi ad un corretta disciplina alimentare e ad un certo regime di vita.

La medicina olistica detta anche alternativa o complementare è comprensiva di tutte quelle pratiche curative che non sono legalmente autorizzate, non sono disciplinate o formalmente riconosciute, anche solo parzialmente e non rientrano nella tipologia di trattamento sanitario a metodo classico.

Negli ultimi decenni sono sorte molte scuole e branche della medicina non convenzionale che studiano, prevengono e curano i vari malanni a cui appunto si cerca di trovare rimedio e spiegazione.
Si interviene all’origine di un male di cui la medicina convenzionale poco si interessa, forse perchè impegnata ad applicare le proprie competenze tecniche-scientifiche, a volte troppo tardi, agevolata dalla diagnosi e sapendo che c’è già qualcosa in atto.

L’epigenetica, la medicina psicosomatica, la Metamedicina, la naturopatia, l'igienismo, l’ayurveda, l’omeopatia, l’utilizzo dei minerali o cristalloterapia, l’assunzione di metalli sintetizzati, la medicina energetica o pranoterapia, la radiestesia, l’analisi bioenergetica, la medicina quantica, il reiki, la magnetoterapia, la terapia chelante, l’ipnosi, la medicina cinese, la weiqi, la macrobiotica, l’ozonoterapia, la cromoterapia, la chiropratica e l’osteopatia, sono solo alcune delle pratiche che andrebbero studiate ed approfondite con metodo ed approccio scientifico-spirituale, unendo campi che solitamente si respingono a vicenda.

Alcune di queste pratiche potrebbero rientrare tranqullamente nella casistica dell’effetto placebo o palliativo, oppure al contrario potrebbero provocare un effetto nocebo, una psicosi o in caso di predisposizione ad ipocondria.
È necessario quindi approfondire, studiare per capire se e quali di questi metodi potrebbero veramente essere utili, decisivi e rivoluzionari se integrati nella vita e nel percorso psico-sanitario di ogni persona.

Questi metodi, spesso intervengono correttamente se applicati prima dell’insorgenza di un malanno, con la prevenzione appunto. Adottando un regime alimentare sano, equilibrato e cosciente, abbinato alla giusta attività fisica, spirituale-meditativa e psichica. A queste pratiche tuttavia a volte si accompagnano riti sciamanici, assunzione di decotti, infusi, di erbe, minerali e metalli le cui proprietà benefiche sono evidenti ma non sono ufficialmente dimostrate.

Si dovrebbero studiare i loro rimedi per provare a capire cosa oltre la fisica e la chimica della scienza si celi nell’incredibile perfezione della vita.
Qundi: essere umano come spirito e non solo come macchina.

Sarebbe interessante capire pure se e quanto un possibile utilizzo sintetizzato di sostanze erbacee quali ayahuasca, iboga, marijuana, ergot, mescalina, qualche fungo di chissà che tipo, - tutte sostanze psicotrope notoriamente illegali - se assunti in dosaggi opportunamente limitati dal parere di un esperto potrebbero magari curare psicosi ossessive che siano causa della malattia stessa in chi ne soffre o alleviare altri sintomi debilitanti.


Per riassumere, cosa si evince da questi ragionamenti?
- Che c’è senz’altro una sistematica difficoltà nell’affrontare la diagnosi precoce e il fare prevenzione.
- Che ad ora non disponiamo di tecniche sufficientemente evolute e di discipline perfettamente esatte per la risoluzione di tutti i nostri problemi di salute.

Si renderebbe necessario rivedere quei modelli di vita cuciti addosso a misura sulla nostra pelle e marchiati dalle più influenti società mondiali.
Si renderebbe necessario affrontare i problemi prima del loro insorgere, conducendo una vita più sana e meno stressante.

Forse, la prevenzione potrebbe muovere pure più denaro, un volume economico maggiore, rispetto a quello della cure stesse già abbondantemente applicate.

- Ma alla fine chi comanda?
- Chi decide cos’è meglio?
- Chi ha reali competenze e motivi etici per farlo?
Forse, chi ottiene posizioni di prestigio e di potere per servire gli interessi di qualche superpotenza mondiale o lobby?

Chissà...
La verità forse non la sapremo mai, piuttosto quello che ci interessa veramente conoscere e stabilire è il giusto parametro di giudizio e di utilizzo di tutte le conoscenze accumulate in migliaia di anni.
È un nostro diritto, onestamente legittimo.

Non è nostro interesse indirizzare le persone verso un tipo di cura piuttosto che un altro. Di quello se ne devono occupare i professionisti competenti abilitati ad esercitare, com’è giusto che sia.

Noi di Tempodievoluzione oltre ad attenerci ai fatti già noti ci limitiamo ad esprimere pareri personali oltre a muovere appelli a favore di una indubbia e doverosa necessità di aprire un dialogo, un tavolo di trattativa, tra tutte le discipline mediche più o meno riconosciute e per essere più sicuri che il nostro trattamento sanitario, cui siamo sottoposti, sia il migliore tra tutte le alternative proposte.

Finchè questo non sarà fatto, finchè non ci sarà riconosciuta una maggior chiarezza, la medicina classica continuerà a rimanere, per come la conosciamo, il principale punto di riferimento per la nostra salute e a cui - da profani - consigliamo di sottoporsi sempre come prima scelta.

Perchè diamo questo consiglio anche se non siamo medici?
Perchè le fondamenta di questa disciplina sono le più solide, perchè ci sono più verifiche e studi accertati, offre più tutele legali e se cerchiamo di curare un malanno importante già in corso dove è necessario intervenire chirurgicamente la medicina alternativa in generale offre molte meno garanzie di successo.
Appunto perchè non ha a disposizione un adeguato supporto tecnico-scientifico quale merita.

Abitudinarietà spensierata

Le persone vogliono vivere di leggerezza, assaporare a fondo i piaceri dei sensi, della natura, della tecnologia e se non gli dici chiaramente che conducendo un tipo di vita diverso, magari nemmeno così tanto, potrebbero godere pure di maggior consapevolezza nel vivere a fondo questa incredibile esperienza qual’è la vita, essi non se ne curerebbero abbastanza.

È importantissimo rendere le persone consapevoli fino in fondo.
Se gli accenni vagamente che osservare dei comportamenti diversi per migliorare la propria salute preveda accorgimenti che hanno solo nel compromesso e nella rinuncia la principale applicazione - “solo per farti vivere qualche anno in più” - allora il messaggio non può che dare noia ed essere respinto al mittente.

- «Chi me lo fa fare?»
- «Rinunciare ad una vita di piaceri, per poi chissà, magari morire lo stesso di malattia o per un imprevisto quale un incidente?»
- «Per quale motivo?»
- «Per lasciar godere gli altri dei vizi che mi sono inutilmente negato?»


Ecco, questi interrogativi credo riflettano perfettamente il pensiero comune della gente.

Eppure, se si trovasse il modo di far capire e rendere consapevoli fino in fondo del vero piacere dell’esistenza e che il vivere veramente si rifletta nella coscienza e nella conoscenza del proprio essere, della propria interezza spirituale più pura...
Allora si, molte cose potrebbero cambiare, per il mondo.

A ciò non viene dato abbastanza importanza perchè queste sono catalogate e “confinate” dalla critica come “pratiche alternative di dubbia origine” e quindi spesso “inaffidabili”. Si, perchè spesso ci si imbatte in sette, guru e santoni che praticano strani riti o diffondono conoscenze fuorvianti dalla realtà.

Chiunque, anche se avesse a disposizione la giusta conoscenza, se fosse riconosciuto universalmente per poter diffondere concetti rivoluzionari di fondamentale importanza per il mondo, non riuscirebbe tuttavia a far arrivare il messaggio fino fondo all'interiorità delle persone.
Non verrebbe comunque compreso.

Purtroppo la storia ha dimostrato che anche i giusti del passato, con le carte in regola per divulgare contenuti clamorosi, siano stati confinati, messi all’angolo e derisi.

Per questo, la verità è solamente a portata di chi la cerca e nessuno che cerchi di farla arrivare a tutti potrà mai avere sufficienti attenzioni se non da chi ha già una porta aperta nel cuore.

Confidiamo allora che tutto questo male che spinge gli abitanti del mondo in anfratti sempre più bui dell’esistenza umana possa essere illuminato da sempre più persone sensibili, che insieme possano chiarire con evidenza cosa si nasconde sotto l’oscurità delle nostre vite.

La forza della politica, della pubblicità e della persuasione producono sofisticati sistemi di manipolazione delle menti, tant’è vero che non esiste più nulla che catturi l’attenzione delle persone se non abilmente impacchettatto e messo “casualmente” e magicamente sotto il nostro naso. Presentato con l’estetica e la grafica giusta che si aspetta il compratore medio.

Tutto è mercato.

Lo scopo è sempre quello, rifilare qualcosa, qualche storia, qualche trucco, qualche inganno, che per lo stesso motivo citato precedentemente, alcuni di questi colpiscono delle persone mentre altre no.
Proprio perchè hanno già fatto inconsapevolmente una scelta nella loro vita: accettare, prendere e aprire il pacchetto o rifiutare il pacchetto per aprire il proprio cuore.

Nulla arriva dove non deve arrivare. Ma se il seme che cade nella crepa del cemento riesce a generare una pianta, allora anche una strada asfaltata che non viene più percorsa da tempo può tornare lentamente al colore verde della natura.


NB. Questo testo non è un trattato medico-scientifico riconosciuto ne assume carattere di ufficialità. Non é uno scritto realizzato da un professionista del settore, ma è una raccolta di informazioni e teorie personali di valenza meramente etica ed ideologica.
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Pubblicato il 26/04/2020 alle 00:14:55 da IoNoI



Titolo: Il seme della conoscenza

Post: “Se il seme che cade nella crepa del cemento riesce a generare una pianta, allora anche sulla strada asfaltata non percorsa da tempo può crescere un bel prato verde„

                      IoNoI

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Pubblicato il 22/04/2020 alle 19:05:51 da IoNoI



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